Marianna, #NoTav, condannata per resistenza

Condannata No Tav. Corteo spontaneo a Torino
(12 Luglio 2012)

11 luglio, tribunale di Torino. L’aula è stipata di No Tav, tantissime le donne, strette strette sulla panca, per dare solidarietà ed appoggio a Nina e Marianna, le due No Tav, arrestate il 9 settembre dopo una serata di lotta alle reti di Clarea. Due delle tante che lottano attivamente contro il Tav.
Marianna non c’è, Nina arriva trafelata. Abbracci, strette di mano: sulle facce di tutti restano i brillantini di quella di Nina.

Poi esce il giudice e la cerimonia delle vendette di Stato ha inizio. Nina viene assolta, a Marianna danno otto mesi di reclusione.
Per resistenza.
La stessa resistenza di tutti i No Tav, che si battono contro l’occupazione militare.
La gioia di Nina è abbuiata dalla condanna di Marianna.
Una sentenza che non ci stupisce: la procura, che ha tenuto in carcere per quindici giorni le due No Tav, voleva dare una segnale. Non riuscendo in alcun modo ad incastrare Nina, hanno condannato Marianna, che secondo un poliziotto avrebbe tirato una pietra. Cade tuttavia il teorema del concorso morale, perché Marianna è stata condannata per resistenza, mentre è caduta l’accusa di lesioni.

In strada il presidio solidale si trasforma in corteo. Si parte cantando “Bella ciao”, perché oggi, come ogni giorno di quest’anno di lotta, siamo tutti partigiani, black bloc, gente che la libertà non la mendica ma se la prende.
Una lunga camminata, con frequenti blocchi agli incroci: si va alla stazione di Porta Nuova, poi in via Roma, dove i cronisti di Cronacaqui salutano dal balcone facendo le corna. “Servi” è il grido di tutti quanti. Poco più avanti un gruppo di passanti plaude e saluta il corteo.
Si fa tappa alla RAI: dove gridiamo “Marianna è una di noi”, “Tutti liberi! Tutte libere!”. Non manca un caldo saluto al capo della Procura Caselli. Il corteo si scioglie davanti alla Regione in piazza Castello.
Per un breve momento la memoria torna ad un altro 11 luglio, quello del 1998, quando Sole si impiccò nei bagni della comunità “Sotto i ponti” dove era reclusa con l’accusa di aver fatto parte di una banda armata. Un momento di umana pietà per una ragazza il cui orizzonte di vita si è oscurato sino a spegnersi.
Se poliziotti e giudici sperano di fare paura, di intimorirci con arresti e condanne, fanno i conti senza la gente del movimento No Tav.
La Resistenza continua. Al cantiere militarizzato, per le strade sonnolente di Torino, davanti alle ditte collaborazioniste, ovunque ci sia chi erige un muro solcato di filo spinato.

Ascolta il resoconto dell’udienza e la testimonianza a caldo di Nina su radio Blackout

http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3%3Ao34854%3Ae1

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